Dal Gsa al Grab, genesi (possibile) di un successo

Nell’immota Roma di oggi, chiusa come una bivalve tropicale, possono nascere perle. Oppure no.
Possiamo dire che siamo sul crinale di una bella concrezione perlacea. Non è ancora detto, ma molto è stato fatto perché nascesse una perla, per ora perlina. Noi di Salvaiciclisti Roma pensiamo che si tratti di una perlina contagiosa, che ne possa far nascere altre. Ma, al di là dei proclami mediatici, la gestazione va curata da tutti gli interessati. Parliamo del Grab, di cui avrete sentito parlare: qui c’è la storia di come questa perlina ha cominciato a svilupparsi. Seguiteci nella narrazione e, speriamo, sentirete la forza dell’azione, personale e poi collettivamente personale, che ha portato a questo concepimento.

Perché pensiamo che si tratti di qualcosa di importante?
Perché osiamo vederne i potenziali sviluppi. Se si pensa a questo anello (e se ci fate caso sembra un cuore, ma noi non ci facciamo fregare dai sentimenti cheap vero?)  come a un mozzo, ne potrete immaginare comodamente i raggi. Ovvero le direttrici che dal cerchio (i confini, la pelle, di Roma) portano all’asse del mozzo (il cuore di Roma): roba utile.

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Dimissioni subito #Bastamortinstrada

Ci associamo all’appello lanciato da Rotafixa perché, dopo che due cittadini sono stati assassinati mentre si spostavano in bicicletta, il comandante dei vigili urbani di Torino, Alberto Gregnanini, ha rilasciato dichiarazioni che riteniamo inaccettabili ed irricevibili. Chi ha il compito di far rispettare le regole e garantire la sicurezza degli utenti della strada non può scaricare la responsabilità sull’utenza dolce, i ciclisti urbani, lavandosi le mani dal sangue delle vittime. Per questo ed altri validi motivi il comandante Gregnanini si deve dimettere.

Invitiamo tutte le associazioni ed i gruppi informali di #Salvaiciclisti in Italia ad aderire e sostenere l’appello.

Di seguito il comunicato di Bike Pride Fiab Torino:

Noi di Bike Pride Fiab Torino apprendiamo con piacere dalle colonne di la Repubblica Torino che il Comandante della Polizia Municipale di Torino Alberto Gregnanini vuole contribuire alla sicurezza dei ciclisti preparando un Vademecum che spiegherà loro le regole base della sicurezza.
In un’ottica di dialogo e collaborazione i ciclisti hanno deciso di aiutare la Polizia Municipale nell’arduo compito di gestione dei ciclisti indisciplinati e pericolosi che infastidiscono i virtuosi guidatori della Città dell’Auto.
Ecco quindi un Vademecum che aiuterà la Polizia Municipale a riconoscere meglio le situazioni di agio che vanno garantite agli automobilisti, anche a costo di chiudere un occhio sul codice della strada. In fondo chi guida è gente che lavora.
Parcheggio in doppia fila: è un attimo, raramente supera l’ora, se uno ha un appuntamento non può perdere tempo a cercare posto. Se va a fare shopping nemmeno, in fondo muove l’economia.
Si tratta di una modalità di parcheggio particolarmente apprezzabile poiché mette in pericolo la vita dei ciclisti, rimuovendone qualcuno di tanto in tanto.
Parcheggio su pista ciclabile: simile a quello in doppia fila, ha l’ulteriore vantaggio di far innervosire il ciclista, contribuendo alla sua rimozione dalla strada causa travaso di bile.
Svolta o uscita dallo spazio di sosta senza verificare la presenza di ciclisti: va sanzionato il ciclista in qualsiasi caso perché graffia la carrozzeria.
Mancata precedenza: situazione esistente solo nella mente del ciclista invasato convinto di viaggiare a 50km orari. In realtà l’auto ha sempre precedenza perché chi la guida ha fretta.
Ferimento o uccisione di un ciclista tramite spalacamento della portiera al momento giusto: premiare l’automobilista che con la sua precisione contribuisce all’eliminazione di ciclisti.

Suggerite anche a voi ai vigili il modo più efficace per eliminare i ciclisti più indisciplinati.

‪#‎Bastamortinstrada‬, ci vediamo domani, mercoledì 27 gennaio, alle 12.30 davanti a Palazzo Civico:

La donna che difende il Colosseo

Non capita spesso ma certe volte capita. Capita ancora di stupirsi davanti alla cristallina bellezza delle affermazioni convinte, palesemente trasparenti, si viene così quasi rapiti da una voce decisa, fuori dal coro, che forse ama ancora il proprio lavoro e per questo è pronta ad assumersi delle responsabilità, stiamo parlando di Rossella Rea, direttrice del Colosseo, che con la lucidità e la competenza che le sono proprie, ribadisce forse l’ovvio ovunque ma non in Italia, preservare, curare, proteggere e restituire di dignità a quei valori artistico architettonici di cui forse l’eccessiva abbondanza, ha reso miopi gli amministratori così poco curanti di perle dalla redditività imbarazzante.

Così Rossella Rea chiede l’ovvio, chiede che il monumento principe dell’antica Roma torni a dignità, sia difeso dall’attacco a cui da decenni viene sottoposto, colpito da un traffico bizzarro violento e anarchicamente gestito, questo però non è facile in un paese in cui chi dice come stanno le cose è oggetto di bersaglio e scherno.

Oggi elogiamo questo personaggio che ha trovato il modo di stupirci e le rendiamo omaggio con tutta la nostra vicinanza e affetto più profondo. E vogliamo incontrarla per esprimerle la nostra stima e offrirle il nostro appoggio di cittadini ciclisti che non ne possono più di vedere la città più bella del mondo ridotta a un autodromo, con il Colosseo a fare da Meta Fetens.

[1] La Stampa: #Alemanno, il Duce e il #Colosseo