Scattano le multe ai ciclisti con le cuffie Il capo dei vigili Buttarelli: «Il codice della strada prevede sanzioni salate»

Capita spesso che, alla problematica della mortalità e della sicurezza nel traffico urbano della Capitale, si cerchi di trovare delle soluzioni che non affrontano realmente il problema nella sua gravità.
L’articolo pubblicato oggi dal Tempo “Scattano le multe ai ciclisti con le cuffie”,
annuncia l’avvio di un maggiore controllo e di una maggiore severità nei confronti dei ciclisti. Questo provvedimento è il chiaro sintomo di una cultura errata della ciclabilità e di una preoccupante miopia nell’affrontare i ben più spinosi problemi legati alla mobilità cittadina.
E’ indubbio che i ciclisti hanno il dovere, al pari degli altri utenti, di rispettare il Codice della Strada, ma non sono “le cuffie, l’assenza di caschetto o di specchietti” il problema per il quale la capitale italiana è oggi, in Europa, tra i fanalini di coda per i rischi connessi agli spostamenti stradali.
I problemi veri sono: l’assenza di infrastrutture, la carenza di servizi e di una reale intermodalità. Assenze gravi, che portano la Capitale nei bassi fondi delle classifiche di sviluppo della mobilità ciclistica.
Si muore per eccesso di velocità nell’area urbana romana, la velocità delle automobili è fuori controllo, si generano incidenti per la totale incuranza dei divieti di sosta in doppia fila, delle più banali regole imposte dal Codice, si guida senza patente, si consumano droghe ed alcol alla guida.
C’è da chiedersi allora se si possono ridurre gli incidenti sanzionando lo 0,80% dei cittadini che usano la bicicletta perché indossano le cuffiette, se pur in crescita sono questi i numeri su cui si vuole agire per la sicurezza in strada? O si vuole colpire dove è più semplice? Senza affrontare i veri problemi? Pedoni e ciclisti pagano ancora oggi un conto salatissimo in termini di mortalità.
I dati parlano chiaro: dal 2005 al 2010 è di 1.514 ciclisti morti il bollettino di guerra, sono 70.840 i feriti (fonte ISTAT), una guerra silente, combattuta inconsapevolmente tutti i giorni, guerra che quotidianamente insanguina l’asfalto italiano (una media di circa 303 ciclisti morti e 14.168 feriti ogni anno).
Nascondersi su un marciapiede per sopravvivere, a questo è costretto un ciclista, privato della dignità, a disagio ovunque e con l’unica colpa di aver scelto una mobilità rispettosa dell’ambiente e alternativa alla massa inquinante.
Sarebbe urgente che i vigili sposassero la loro missione di tutela di tutti gli utenti della strada, forti con i forti e non con i deboli, in parole povere equi.
La decisione del Comandante Buttarelli e l’articolo del Tempo denotano invece, ancora una volta, l’arretratezza della cultura della mobilità in Italia, ancora generalmente pro-e a difesa- dell’automobilista, così nel silenzio di un’ amministrazione sorda e miope, si continua a morire semplicemente attraversando sulle strisce pedonali.
Il movimento #Salvaiciclisti chiede che si vada al nocciolo delle questioni, con un’attenzione al vero ed unico problema della velocità e alla sua conseguente unica soluzione, la moderazione, attraverso l’applicazione del limite dei 30 km orari e l’istituzione delle zone 30 sulle vie ad alta urbanizzazione. Misure immediate, a cui affiancarne altre di medio e lungo peridio, in un quadro di visione ampio ed omogeneo, che abbia al centro uno sviluppo della Capitale nella direzione della sostenibilità e del miglioramento delle condizioni di vita di tutti i cittadini, un piano che punti allo sviluppo delle reti ciclabili, al rafforzamento degli investimenti sul trasporto pubblico, al ridisegno degli spazi e della strade, con una progettazione urbanistica seria e costruita intorno al cittadino e non all’auto, con l’attivazione di strumenti come il bikesharing, un serio carsharing, l’intermodalità, l’infomobilità .
I ciclisti sono sempre più numerosi sulle strade Romane e Italiane e lo diventeranno sempre di più, la situazione attuale è già emergenza e questi nuovi utenti devono essere tutelati, nella libertà di scelta del loro mezzo di trasporto. Il movimento Salvaiciclisti chiede ai vigili un cambio di “cultura” con una presa di coscienza, chiede una condivisione di intenti, per aumentare la sicurezza dei ciclisti e dei pedoni.
Continueremo ad invitare gli amministratori capitolini a porre d’urgenza nelle loro agende il tema della mobilità nuova, una mobilità che migliori la vita, riduca le morti, restituisca dignità alla città eterna, favorendo anche l’uso della bicicletta.
Contro quello che succede nelle nostre strade, non servono colpi di teatro o soluzioni fantasiose, ma voglia di impegnarsi e di comprendere un mondo che sta cambiando.

3 thoughts on “Scattano le multe ai ciclisti con le cuffie Il capo dei vigili Buttarelli: «Il codice della strada prevede sanzioni salate»”

  1. mi spiace ma.. sono d’accordo con quanto affermato dal capo dei vigili
    le regole devono essere rispettate da tutti, automobilisti, pedoni e ciclisti.
    personalmente l’unica volta (e menomale ..) che son stata investita è stato su un marciapiede da una bicicletta
    nello specifico: mi son trovata alle spalle un allegro ciclista che non solo non ha assolutamente rallentato, ma secondo lui dovevo capire dallo scampanellio alle mie spalle che stava arrivando a tutta velocità (per non perdere il ritmo..) e che mi dovevo spostare velocemente.. e mi ha pure detto di tutto perchè non mi sono tolta!!
    purtroppo non siete sempre delle vittime (ve lo dice una che in bici va più spesso che può)

  2. Queste stesse contravvenzione elevate ai ciclisti per l’uso delle cuffie deve essere applicato a maggior ragione anche ai conducenti degli autoveicoli che hanno entrambe le orecchie occupate dalle cuffie e sono assortiti nell’ascoltare musica ad alto volume ( è sufficiente notare il loro comportamento durante la guida ). Le regole devonno valere per TUTTI….

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